RELAZIONI PERICOLOSE E TOSSICHE: QUALI SONO I SEGNALI DA NON IGNORARE E COSA FARE UNA VOLTA INDIVIDUATI
RELAZIONI PERICOLOSE E TOSSICHE: QUALI SONO I SEGNALI DA NON IGNORARE E COSA FARE UNA VOLTA INDIVIDUATI
21 Nov
Lo sconvolgente omicidio di Giulia Cecchettin, commesso dall’ex fidanzato Filippo Turetta, è l’ultimo di una lunga serie di femminicidi che hanno insanguinato il nostro Paese.
I numeri di questi delitti sono un vero e proprio bollettino di guerra: 105 sono infatti le donne uccise da inizio anno. Per non parlare dei casi di violenza denunciati ogni giorno, che rimangono solo una piccola parte in rapporto a quelli che, spesso per paura, non vengono nemmeno segnalati alle forze dell’ordine.
Gran parte di questi omicidi e brutalità maturano in ambito familiare e sono la tragica conclusione di storie finite male o trascinate avanti nel tempo, dopo anni di convivenze, a volte forzate, per motivi anche di tipo economico e sociale.
Ma cos’è che rende pericolosa e tossica una relazione? Quali sono i campanelli d’allarme che dovrebbero far capire che certe storie andrebbero stroncate immediatamente?
Partiamo col dire che le relazioni tossiche possono insinuarsi nella vita di chiunque, causando danni emotivi e psicologici significativi e portare a conclusioni, come ormai vediamo quasi tutti i giorni, anche drammatiche. Riconoscere i segnali di una relazione pericolosa è essenziale per proteggere se stessi e agire tempestivamente per porre fine a dinamiche dannose.
Vediamo quali sono, quindi, i gesti e gli atteggiamenti che possono mettere in allarme e proviamo a capire come affrontare al meglio queste difficili situazioni.
Uno dei primi segnali di una relazione tossica è la presenza di comportamenti controllanti. Questi possono manifestarsi attraverso la limitazione della libertà personale, il controllo delle amicizie o la supervisione costante delle attività del partner. La perdita di autonomia è un segno grave da non sottovalutare all’interno di una dinamica di coppia e va stroncata immediatamente qualsiasi iniziativa in tale direzione.
Un altro comportamento che deve preoccupare è la violenza verbale che in qualche maniera risulta dannosa quanto quella fisica. Insulti costanti, critiche distruttive o toni accusatori erodono l'autostima e creano un clima emotivo pericoloso.
Un ulteriore punto da non sottovalutare è la gelosia eccessiva, che in molti casi si trasforma in veri e propri comportamenti possessivi e ossessivi. Partner che si mostrano gelosi senza motivo apparente, che esercitano un continuo controllo sulla vita dell’altro o reagiscono con rabbia possono rappresentare una minaccia sia fisica sia psicologica per chi sta loro vicino.
L’isolamento sociale, invece, è la volontà malata di allontanare una persona dal proprio ambiente familiare e lavorativo ed è un comportamento comune in molte relazioni tossiche. Se chi ci sta accanto tende a tenerci distanti dagli amici, dalla famiglia o dalle normali attività sociali va lasciato immediatamente.
La manipolazione emotiva è un’ulteriore tattica esercitata per controllare e influenzare l’altro e rende un rapporto altamente instabile. Il partner manipolatore, di solito, include minacce di abbandono, ricatti emotivi o tentativi di far sentire l’altro responsabile per i propri sbagli e azioni negative.
Un altro importante campanello d’allarme di una storia sbagliata è la mancanza di rispetto per i limiti. Un legame sano è basato sul rispetto reciproco dei limiti personali. Se il partner ignora costantemente i confini dell’altro, sia fisici sia emotivi, è un segnale che ci si trova “incastrati” in una dinamica di coppia potenzialmente pericolosa.
Infine, non bisogna mai ignorare la presenza, all’interno di un rapporto, di sentimenti persistenti di insicurezza. Questi, di fatto, delineano uno stato di malessere continuo che dovrebbero aiutare a comprendere come le cose stiano andando nella direzione sbagliata. Se una relazione, infatti, genera costantemente insicurezza, ansia o paura, porta a una sofferenza interiore emotiva. Una relazione sana, invece, dev’essere un luogo di supporto e comfort, non di incessanti dubbi, stress e incertezze.
Ma cosa si può fare una volta individuatiquesti preoccupanti segnali?
Il primo passo è sicuramente quello di riconoscere la tossicità della relazione. Tale consapevolezza è fondamentale per intraprendere azioni concrete.
Una volta trovato il problema bisogna cercare supporto. Condividere la propria esperienza con amici fidati e familiari. Raccontare le proprie perplessità e paure è fondamentale, perché a volte, da soli, non si è in grado di valutare la reale gravità della situazione.
Successivamente, va pianificato un piano di uscita dalla relazione. Prima che il contesto diventi pericoloso e insostenibile, è importante studiare un piano di uscita sicuro. Ciò deve includere l’allontanamento immediato dal partner se ritenuto pericoloso, la rapida ricerca di un posto protetto dove stare, evitando lunghe convivenze forzate e stressanti, che in molti casi sfociano in tragiche conclusioni. E nelle circostanze più gravi il coinvolgimento delle Forze dell'ordine.
Riconoscere i campanelli d'allarme, perciò, è indispensabile poiché aiuta a prevenire la violenza nellerelazioni. Per evitare che certe cose non capitino più è essenziale promuovere una cultura di rispetto reciproco e consapevolezza delle dinamiche sentimentali sane. Prendersi cura del proprio benessere è fondamentale, agire tempestivamente può prevenire danni maggiori.
Abbiamo visto quanto sia importante, in questi contesti, cercare il supporto di amici e parenti. La lotta contro il femminicidio richiede uno sforzo collettivo capace di promuovere la consapevolezza, la prevenzione e la protezione delle donne. Chi ci governa deve pensare, come sta facendo in questi giorni, a dei percorsi di educazione affettiva da svolgere già dalle elementari e da far proseguire per tutto il percorso scolastico.
Il caso di Giulia Cecchettin, e di tante sfortunate donne e ragazze prima di lei, ci insegna che molte famiglie non sono in grado di farsi carico, da sole, dell’educazione emotiva dei figli e allora questo supporto deve venire anche dalle istituzioni.
Incoraggiare l'educazione alla comunità è cruciale per combattere il femminicidio. Campagne di sensibilizzazione, incontri educativi e risorse idonee nelle scuole possono contribuire a creare una società più consapevole e impegnata nella prevenzione della violenza di genere. Perché ogni donna ha il diritto di vivere libera e lontana da certe paure.
Il ministero dell’Interno ha avviato già da tempo un progetto a sostegno delle donne vittime di violenza che offre un servizio di call center, mediante il numero telefonico: «1522».
Gli operatori forniscono alle vittime un sostegno psicologico e giuridico, nonché l'indicazione di strutture pubbliche e private presenti sul territorio a cui rivolgersi.
Il servizio multilingue, attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l'anno, dà una prima risposta immediata alle vittime e contribuisce all'emersione delle richieste di aiuto favorite dalla garanzia dell'anonimato.